Vedo il sole splendere forte, alto nel cielo, e la luce dei suoi raggi si riflettersi sul pelo dell’ acqua, tanto da accecare la vista di quelle piccole figure accatastate l’ una sull’ altra. La piccola barca, di un arancione ormai invecchiato, sporca, arrugginita e ormai consunta, viaggia ad una velocità che nessuno, guardandola, avrebbe potuto attribuirle. Samir, oramai al timone da più di diciotto ore, la sta spingendo al massimo. E’ molto stanco, ma anche piacevolmente impressionato dalla bellezza del paesaggio marino. Ogni tanto scorge, addirittura, delfini dal dorso grigio giocare festosamente nella scia della barca.
La prua si infrange contro le onde, trasformando l’ azzurra acqua del mare in una densa schiuma, facendo borbottare a fatica il motore diesel da duecentocinquanta cavalli, un rumore che a orecchi più esperti sarebbe suonato preoccupante.
Samir, invece, esperto non lo è affatto, ha accettato quel lavoro solo per i 2.500 euro promessigli quando si era recato al mercato della sua città, Abusalim, un piccolo sobborgo vicino Tripoli, in Libia.
Gli si erano avvicinati in modo discreto, ma dovevano conoscere molto bene le sue abitudini, visto che erano entrati nel caffè al centro del mercato, dove era solito fermarsi a gustare il succo di datteri da lui tanto amato. Un caffè di quelli che non consiglieresti a nessuno: sgangherato, senza insegna, dove, se non fossi stato conosciuto dagli avventori rischiavi di essere derubato senza neppure accorgertene. Il pavimento era lercio e un unico ventilatore cercava di sanare l’ aria asfissiante e carica di cattivi odori.
“Erano bianchi, europei di sicuro” continua a borbottare Samir, mentre spinge la barca in quella folle corsa.
“Ti diamo 1000 euro ora e 1500 quando arrivi” gli dicono.
Senza presentarsi e facendo ben intendere che non avrebbero dato nessuna spiegazione ulteriore a quella che gli stavano per dare, dissero: “Dobbiamo portare un carico dall’ altro lato del mare e ci serve un uomo che non ha nulla da perdere! Sappiamo bene che non hai nessun affetto a questo mondo! E sappiamo bene che la Libia non è più la terra in cui vuoi vivere!!!”. Samir aveva capito di che “carico” si trattava e cosa intendevano i due uomini con “dall’ altro lato del mare”. Accettò subito: era stanco di vivere nel terrore di una guerra civile che non sentiva sua – “Se cade questo Rais, di sicuro ne arriverà un altro!” si diceva.- Trasportare un gruppo di sconosciuti per assicurarsi un futuro migliore, in Europa, non lo disgustava così tanto. Ai due loschi figuri, vestiti semplicemente in mimetica, sembrava non importare poi tanto il fatto che non avesse mai usato una barca: il sistema GPS avrebbe fatto da guida e lui avrebbe solo dovuto spingere i motori al massimo.
Gli fu detto di farsi trovare, la settimana successiva, sulla spiaggia municipale alle quattro del mattino. Non ci sarebbero stati controlli di nessun genere, poiché le forze armate erano troppo impegnate a contenere i ribelli per le vie della città.
La settimana di attesa fu vissuta dal ragazzo come tutte le altre settimane della sua giovane vita: giocando a carte con gli amici, pregando quando era dovere farlo, mettendo in ordine le poche cose che possedeva nella povera capanna, lasciatagli dagli zii in fuga dalla Rivoluzione.
Samir, ansioso di scappare dalla sua terra, martoriata da una guerra civile che forse nessuno aveva voluto, la mattina dell’ appuntamento, alle 3:00, già era seduto sulla riva del mare.
Il cielo era scuro. Il mare era nero, sembrava fatto di quel petrolio che, nei sospetti del giovane, aveva fatto scoppiare l’ insensata rivolta. Il rumore minaccioso delle onde non lo impensieriva, perché il suo unico desiderio era fuggire e, magari se ce l’ avesse fatta, avere una possibilità di vita, in un luogo migliore.
Da lontano, di tanto in tanto, Samir udiva il rumore delle esplosioni… se si fosse voltato.. avrebbe visto la città illuminata come fosse giorno. Ma non aveva nessuna intenzione di voltarsi: conosceva già quel triste spettacolo di fuochi assassini!!!
Quella visione mostruosa fatta di morte, speranza e sangue aveva ingannato anche me, attento scrittore.
Ora viaggio tra immaginazione e realtà… contagiato, ho descritto le scene dell’ incubo risolutore del povero Samir.
Guardo fisso la legna che arde nel camino e tra le braci, lontano, vedo una sagoma umana. Poi il nulla.
“Meglio affrontare la morte, che distribuire morte” mi disse.
Il suo corpo, tra esplosioni, colpi di mitra e urla, giace, oramai senza vita, ai margini della strada.