Il Cantico delle Creature di Francesco d’ Assisi è, tradizionalmente, il più noto componimento di carattere religioso della nostra letteratura.
E’ una preghiera di lode al Signore: il Santo lodando le Sue creature ne celebra grandezza e potenza come creatore dell’universo.
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Tale concezione, che antepone la centralità dell’Uomo, scavalca i limiti del medioevo e anticipa l’essenza dell’umanesimo che verrà, il movimento che pur senza rinnegare il sentimento religioso, abbandona o tende ad abbandonare l’indagine metafisica, per spostare il proprio interesse sull’umana esperienza.
Il Cantico è scritto in volgare umbro del XIII secolo: è proprio l’uso della lingua popolare quotidiana, nonché l’evidente ispirazione ai Salmi biblici (con la ripetizione del “ Laudato Sii ” ) a denotare la volontà dell’autore di far giungere, indistintamente a tutti, e non solo ai colti, il suo invito a lodare ringraziare Dio.
Il Cantico, però, nonostante sia scritto in volgare, presenta parti linguisticamente molto complesse ed una raffinata elaborazione stilistica in cui si coglie tutta la ricchezza socio – culturale dell’autore. Proprio il passo più solenne del testo, quello per “ sora Morte “, strumento di purificazione che accomuna tutti gli uomini, rivela la solidità culturale di Francesco d’Assisi: egli trascende i limiti del suo tempo e lascia un’ impronta indelebile nella storia della civiltà sia per la sua complessa personalità, sia per l’importanza universale della sua opera, sia per la novità linguistico – espressiva adoperata.
Ha dato vita ad un componimento ricco di schietta poesia, ad un fondamentale documento di volgare letterario: si può affermare, quindi, che questo Cantico di amore e di ammonizione, di evocazione sensoriale delle creature e di esplorazione delle vie eterne dell’anima, segna, come una pietra miliare, la nascita della nostra letteratura in volgare.
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