Il verismo è un movimento letterario nato in Italia intorno alla metà dell’ 800; esso è influenzato dal naturalismo francese ed è legato indissolubilmente alla diffusione del positivismo in Italia, per cui intende rappresentare la realtà quale appare all’ obiettivo della macchina fotografica e non alla lente deformante dello scrittore.
Il verismo, a differenza del movimento francese, non ha nessuna pretesa di denuncia sociale e si allontana soprattutto dalle istanze di impegno politico avanzate in Francia dai naturalisti, Zola in particolare.
Tema centrale della letteratura verista è, la realtà, analizzata alla luce della legge “scientifica”, neutrale e senza sentimento: le vicende dell’ uomo non sono altro che il prologo di un’ inesorabile caduta verso l’ annientamento, la caduta di ogni vincitore nella categoria degli sconfitti.
“I Vinti” furono il titolo del ciclo dei romanzi del Verga, tra cui “ I Malavoglia” e “Mastro don Gesualdo”.
Lo stile letterario rispecchia questa visione della realtà: esso è scarno, essenziale ed abbandona ogni ricerca di eleganza, teso a descrivere impersonalmente la realtà, scegliendo tra i vari registri espressivi il più consono all’ ambiente sociale rappresentato.
Il metodo verista viene elaborato nel modo più coerente e con i più alti risultati da alcuni scrittori siciliani, particolarmente sensibili alla contraddizione tra la nuova realtà dello Stato unitario e la prepotente realtà siciliana. I più grandi tra questi, Luigi Capuana e Giovanni Verga, ci offrono le descrizioni più vive, più concrete, più attuali della società in cui vivono.
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