
Più di duemila anni ci separano dalla scultura, eppure l’ immagine marmorea è potentemente viva e ammaliante. Qual’ è il suo nome? Da dove viene? In quali acque rinfresca le candide membra? Chi l’ ha scolpita? Chi raffigura?
Queste e tante altre domande agitano la mente, mai paga di conoscenza e sempre avida di mistero, la quale, insoddisfatta delle risposte date, cerca per sé e da sé verità fantasiose davanti al simbolo più illustre della città di Mondragone. Ritrovata acefala e senza braccia, un freddo gennaio di cento anni fa, in località Incaldana, dal sig. Leopoldo Schiappa, questa splendida scultura è la testimonianza più viva del lusso e dell’ agiatezza in cui gli abitanti di Sinuessa vivono durante il periodo pre-imperiale.
Erroneamente attribuita, dall’ illustre professore Spinazzola, che per primo ne ricompose i pezzi mutili allo scultore greco del IV sec. a.C., Prassitele, essa adorna la villa di Marco Tullio Cicerone, che predilige Sinuessa per il clima mite e le trasparenza delle acque ed in particolare a Sinuessa stabilisce la tranquillità del suo ozio, come fanno i più potenti personaggi della Roma tardorepubblicana.

Forse il creatore della Venere Sinuessana si colloca nel periodo storico di transizione tra il Classicismo e l’ Ellenismo che introduce nell’ arte inquietudine, dinamismo e realismo.
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